Carissime,
le mie due creature, Fragola e Castagna sono stati inseriti nel
"Concorso l'Artista del mese - luglio" !!
Se volete votera per loro basta andare sul questo link e cercare le due Meraviglie...dopo di che votare "Mi piace" !!!
Fragola e Castagna in concorso
Grazie mille a tutti,
Susy by Musa
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lunedì 11 luglio 2011
venerdì 8 luglio 2011
Concorso l'Artista del mese
Carissime, Carissimi !!!!!
Vi annuncio che HandmadebyMusa parteciperà al
"Concorso L'Artista del mese - luglio" organizzato da "Il Frutto dell'Ingegno".
Basta cercare la pagina "Il Frutto dell'Ingegno" su Facebook,
dire "Mi piace", entrare nell'album delle opere in concorso, cercare "Fragola
o "Fragola e Castagna"
.....poi votare, votare, votare, votare, votare, votare, votare, votare !!!!!!!
Se vi piacie veramente la mia borsettina suggerite anche ai vostri amici !!!!!
Grazie mille, a presto,
Susy di HandmadebyMusa
L'album fotograico completo di "Fragola e Castagna" potete vedere sul mio profilo di Facebook - Susanna Musztrai Miscali. Buona visione !!!!!
Vi annuncio che HandmadebyMusa parteciperà al
"Concorso L'Artista del mese - luglio" organizzato da "Il Frutto dell'Ingegno".
Basta cercare la pagina "Il Frutto dell'Ingegno" su Facebook,
dire "Mi piace", entrare nell'album delle opere in concorso, cercare "Fragola
o "Fragola e Castagna"
.....poi votare, votare, votare, votare, votare, votare, votare, votare !!!!!!!
Se vi piacie veramente la mia borsettina suggerite anche ai vostri amici !!!!!
Grazie mille, a presto,
Susy di HandmadebyMusa
L'album fotograico completo di "Fragola e Castagna" potete vedere sul mio profilo di Facebook - Susanna Musztrai Miscali. Buona visione !!!!!
giovedì 7 luglio 2011
L'incontro fatale...
Da mesi avevo voglia di leggere un bel libro. Un libro che ti cattura, che non ti permette di pensare ad altro...non è semplice a trovare quello giusto.
Poi un giorno entro in libreria, vado decisa verso uno scaffale, prendo un libro in mano, lo giro....leggo poche righe....ed ho bisogno di un posto dove sedermi...perchè le mie gambe non mi reggono più.
Ho i brividi e mi viene da piangere....
Non c'è dubbio.
L'ho trovato.
Vado alla cassa, pago, torno a casa e mi metto a leggere....
Ecco a voi l'oggetto dei mio "colpo di fulmine"
"È strano... nel vocabolario, quando si perde il padre, la madre o entrambi i genitori, si dice che si è "orfani".
Quando si perde la moglie o il marito, si dice che si è "vedovi".
In compenso, quando si perdono i propri figli non si dice niente.
Non esiste una parola per designare questa condizione.
E una cosa spaventosa al punto da non poter essere nominata?"
Poi un giorno entro in libreria, vado decisa verso uno scaffale, prendo un libro in mano, lo giro....leggo poche righe....ed ho bisogno di un posto dove sedermi...perchè le mie gambe non mi reggono più.
Ho i brividi e mi viene da piangere....
Non c'è dubbio.
L'ho trovato.
Vado alla cassa, pago, torno a casa e mi metto a leggere....
Ecco a voi l'oggetto dei mio "colpo di fulmine"
"È strano... nel vocabolario, quando si perde il padre, la madre o entrambi i genitori, si dice che si è "orfani".
Quando si perde la moglie o il marito, si dice che si è "vedovi".
In compenso, quando si perdono i propri figli non si dice niente.
Non esiste una parola per designare questa condizione.
E una cosa spaventosa al punto da non poter essere nominata?"
domenica 3 luglio 2011
Niente si perde...tutto si trasforma !!!
Da cappotto...a poncho !
Da un vecchio cappotto possiamo ricuperare una dozzina di gomitoli....
Con qualche ore di sferruzzamento, un pò di pazienza ecco a voi...
la lana inizia una nuova vita in una nuova forma !!!
Si è trasformata in un poncho !!!!!!!
Da un vecchio cappotto possiamo ricuperare una dozzina di gomitoli....
Con qualche ore di sferruzzamento, un pò di pazienza ecco a voi...
la lana inizia una nuova vita in una nuova forma !!!
Si è trasformata in un poncho !!!!!!!
Il giardino delle favole....le favole del giardino....
Elena Guerrini autrice, regista e attrice, ha iniziato la sua esperienza artistica nel 1994 con il Teatro della Valdoca di Cesare Ronconi e Mariangela Gualtieri negli spettacoli: Ossicine e Fuoco Centrale.
Orti Insorti e’ il primo frutto di una sua ricerca sul teatro di narrazione, il rispetto per l’ambiente e la storia della civiltà contadina.
Con questo progetto vuole portare l’evento teatrale nella sua intima origine: la veglia. Dal settembre 2007 la Guerrini replica lo spettacolo ogni domenica pomeriggio nei poderi della toscana, cercando un modo per attuare uno scambio tra l’attrice che parla della terra, di suo nonno contadino in maremma negli anni ‘ 50 e coloro che la terra la coltivano adesso.
Il biglietto d’ingresso a questa veglia: olio, vino, formaggio, uova e prodotti della terra. Da questi incontri è nata l’idea di un festival di teatro fatto in casa “A veglia”, di cui la Guerrini è direttrice artistica, che si svolge ogni anno a Manciano (GR) a settembre e ha visto la partecipazione di artisti come Anna Meacci, Andrea Cosentino e Iaia Forte.
domenica 26 giugno 2011
Vegetariana...o non vegetariana....?
Un argomento che ritorna periodicamente alla ribalta: mangiare o non mangiare carne...?
Perchè si, perchè no ? Se si: quale si, quale no ? E perchè ?
Ho passato 4-5 anni durante quali non potevo ne toccare, ne sentire l'odore della carne cruda...poi all'improviso
"sono guarita"....come diceva una mia amica, grande mangiatrice di bistecche....
Ecco un altro libro che si occupa di questo argomento con la geniale capacità narrativa di Jonathan Safran Foer. Buona lettura e ...buon appetito.....:)
"....Jonathan Safran Foer, da piccolo, trascorreva il sabato e la domenica con sua nonna. Quando arrivava, lei lo sollevava per aria stringendolo in un forte abbraccio, e lo stesso faceva quando andava via. Ma non era solo affetto, il suo: dietro c’era la preoccupazione costante di sapere che il nipote avesse mangiato a sufficienza. La preoccupazione di chi è quasi morto di fame durante la guerra, ma è stato capace di rifiutare della carne di maiale che l’avrebbe tenuto in vita, perché non era cibo kosher, perché «se niente importa, non c’è niente da salvare». Il cibo per lei non è solo cibo, è «terrore, dignità, gratitudine, vendetta, gioia, umiliazione, religione, storia e, ovviamente, amore». Una volta diventato padre, Foer ripensa a questo insegnamento e inizia a interrogarsi su cosa sia la carne, perché nutrire suo figlio non è come nutrire se stesso, è più importante. Questo libro è il frutto di un’indagine durata quasi tre anni che l’ha portato negli allevamenti intensivi, visitati anche nel cuore della notte, che l’ha spinto a raccontare le violenze sugli animali e i venefici trattamenti a base di farmaci che devono subire, a descrivere come vengono uccisi per diventare il nostro cibo quotidiano. |
I GIUDIZI |
"Gli orrori quotidiani dell'allevamento intensivo sono raccontati in modo così vivido... che chiunque, dopo aver letto il libro di Foer, continuasse a consumare i prodotti industriali dovrebbe essere senza cuore o senza raziocinio." J.M. Coetzee "L'appello di Foer per un vegetarianismo di tipo etico è molto coinvolgente... Una solida e sconfortante indagine, con una forza di persuasione che scuoterà tutti coloro che mangiano carne." Kirkus Reviews |
UN BRANO |
"E' antropomorfismo provare a immaginarsi dentro la gabbia di un animale d’allevamento? E antropodiniego non farlo? Una gabbia per galline ovaiole concede in genere a ogni animale una superficie all’incirca di quattro decimetri quadrati: uno spazio grande poco meno di un foglio A4. Le gabbie sono accatastate in pile da tre a nove — il Giappone detiene il record d’altezza per le gabbie di batteria, con pile di diciotto gabbie — in capannoni privi di finestre. Entra mentalmente in un ascensore affollato, un ascensore così affollato che non riesci a girarti senza sbattere (esasperandolo) contro il tuo vicino. Un ascensore così affollato che spesso rimani sollevato a mezz’aria. Il che è una specie di benedizione, perché il pavimento inclinato è fatto di fil di ferro che ti sega i piedi. Dopo un po’ quelli che stanno nell’ascensore perderanno la capacità di lavorare nell’interesse del gruppo. Alcuni diventeranno violenti, altri impazziranno. Qualcuno, privato di cibo e speranza, si volgerà al cannibalismo. Non c’è tregua, non c’è sollievo. Non arriverà nessun addetto a riparare l’ascensore. Le porte si apriranno una sola volta, al termine della tua vita, per portarti nell’unico posto peggiore..." |
venerdì 27 maggio 2011
Api...miele....merenda....
Giornata del miele del Monteferrato
Incontro con gli esperti della Toscana miele su "Le api ed i pronubi impollinatori visita all'alveare". I fiori del miele e la flora dell'ANPIL del Monteferrato.Alle ore 17 POMERIGGIO IN DOLCEZZA "Merenda senza glutine" In collaborazione con
"A tavola con il sorriso" patrocinato all'Associazione Italiana Celiachia Onlus Toscana. Ai bambini intervenuti verrà offerto una merenda senza glutine che potranno gustare dopo avere assistito alla smielatura e ai racconti sulle api effettuate dagli esperti della Toscana miele
Prenotazione al 0574/460503
Ingresso al Centro € 5,00
Info/Contatti
Email: info@csn.prato.it
Indirizzo: Via di Galceti 74, 59100 Prato
Inizio : Domenica 29 Maggio 2011, 16:00
Fine : Domenica 29 Maggio 2011, 19:00
mercoledì 25 maggio 2011
Decrescita, downshifting e autoproduzione
“Scappo dalla città: decrescita, downshifting e autoproduzione” scritto da Grazia Cacciola
Il libro è in realtà un vero e proprio manuale per cercare di costruirsi una vita più felice, frutto di un percorso di downshifting, cioè di ricalibrazione delle priorità e dei valori della vita dal consumismo al contatto con la natura al di fuori delle logiche della crescita ad ogni costo.
Nel libro di Grazia Cacciola ci sono parecchi esempi di chi “ce l’ha fatta” a scappare, a raggiungere una vita più sostenibile: fino a qualche tempo fa farcela voleva dire fare una montagna di soldi, invece ora il “farcela” è fondamentalmente riscoprire se stessi e allontanare lo stress .
Vivere meglio consumando meno...MDF - Movimento per la decrescita felice
Curioso....molto curioso...
Buona lettura.
“Vedi le cose e dici: «Perché?», Ma io sogno cose che non sono mai esistite e dico: «Perché no?»”. G.B. Shaw
Inutile dire che oggi siamo di fronte a sfide epocali che potrebbero cambiare il destino dell’umanità per sempre. Siamo davanti a scelte importanti. Abbiamo la responsabilità e il dovere di scegliere nel modo che riteniamo più saggio e giusto, sempre che queste parole abbiano un significato per noi. Siamo in un momento cruciale, è evidente a tutti. La crisi economica mondiale recente è un campanello d’allarme prezioso e dovremmo cogliere il segnale immediatamente. La crisi ambientale, sociale, politica ed economica sono non a caso in sintonia tra loro. Tutte le sfere della nostra vita ne sono toccate. Tutto ci sta indicando un’unica direzione, quella del cambiamento.
Se non cambiamo, se continuiamo in questa direzione le nostre vite, la crisi sarà sempre più acuta e allarmante, dolorosa per un numero crescente di persone, fino a diventare tragedia. Questo processo lo conosciamo già, è quello che precede tutte le guerre, ma stavolta ha una scala globale e sarà forse irreversibile.
Stiamo letteralmente distruggendo il nostro pianeta, lo stiamo massacrando, stiamo andando a perturbare gli equilibri naturali, modificando armonie tra infiniti fattori che hanno impiegato milioni di anni per raggiungerle.
Contaminiamo i mari e gli oceani, bruciamo petrolio e gas senza sosta, estraiamo minerali in ogni dove, disboschiamo, creiamo pesticidi e prodotti chimici che ci intossicano, produciamo scorie radioattive dai poteri disastrosi ed eterni. Non abbiamo rispetto per gli animali, per le piante, per le persone, per le risorse idriche.
Produciamo, produciamo e produciamo. Consumiamo, consumiamo e consumiamo. Creiamo immense quantità di rifiuti, rifiuti su rifiuti. Montagne di rifiuti. Gettiamo tra i rifiuti tonnellate di cibo in surplus e nello stesso momento milioni di persone soffrono la fame e la malnutrizione. Sprechiamo acqua a volontà, tre docce al giorno, una lavatrice ogni due, un lavaggio della macchina ogni settimana, milioni di persone sono costrette a bere acque luride e a subirne gli effetti dannosi.
Sprechiamo energia senza ritegno, usiamo le auto, un’auto ogni due persone come minimo. Vogliamo accumulare oggetti: armadi stracolmi di vestiti, alcuni non ce li mettiamo mai e li buttiamo, decine e decine di scarpe, cambiamo cellulare ogni anno, computer ogni tre. Mangiamo il doppio o il triplo del nostro fabbisogno, i magri del Nord in realtà sono tutti in sovrappeso. Al supermercato kilometri di scaffali colorati e stracolmi, novantacinque tipi di yogurt, venti tipi di latte, trenta tipi di dentifricio, quarantacinque di detersivo. Siamo stracolmi pure noi stessi.
La pubblicità ci bombarda in continuazione, noi ci diciamo che non le diamo ascolto, che ci abbiamo fatto il callo. In realtà eseguiamo gli ordini correttamente e consumiamo, consumiamo e non poniamo limiti. Perché questo è il progresso e il progresso non ha limiti. Lo abbiamo sentito alla TV, che come sappiamo già, non sbaglia mai. Lavora, lavora, lavora, consuma, consuma, spreca, consuma, spreca: rifiuti e inquinamento, rifiuti e inquinamento.
Ci rendiamo conto che il nostro sistema economico è una grossa industria, il funzionamento di base è semplice: il ruolo principe lo detiene la pubblicità, la pubblicità crea (inventa) i bisogni, tu lavori da morire per poter soddisfare quei bisogni inventati e fai di tutto per non restare indietro, perché chi resta indietro esce dal gioco e diventa relitto di questa società, praticamente al pari 5 delle confezioni di plastica che getti nella spazzatura.
Il sistema crea bisogni, crea lavoro e consumatori che consumano e creano rifiuti e inquinamento che a sua volta creano altri bisogni e altro lavoro. Perciò alla fine dei conti il sistema produce rifiuti e inquinamento per permetterti di lavorare e soddisfare i tuoi bisogni fittizi, accettando come contropartita il danno all’ambiente che presto o tardi ricade anche sulla tua insignificante esistenza di consumatore fedele.
Effettivamente sembra che ci sia qualcosa che non quadra in un sistema del genere. Ma poi vedendo la tua nuova televisione al plasma, il tuo nuovo SUV imponente e il tuo cellulare palmare pensi proprio che ne sia valsa la pena e ti senti felice.
Il sistema mondiale odierno è un treno infuriato che sta viaggiando senza freni dritto verso un muro. Noi siamo viaggiatori di prima classe che pur sedendo in capo al treno e vedendo il limite fisico e reale sul nostro cammino, crediamo di poter continuare a viaggiare alla stessa velocità, senza usare freni e soprattutto senza cambiare binario. Come pensiamo di riuscire ad evitare il muro verso il quale ci stiamo dirigendo??
In “Oltre i limiti dello Sviluppo” del 1993, gli autori forniscono tre modelli alternativi di scelta per il nostro futuro. I primi due modelli porterebbero al collasso dell’intero sistema, mentre il terzo rappresenterebbe l’unica possibilità per evitare disastri e affrontare i problemi in modo costruttivo:
«Un terzo modello afferma che i limiti sono reali e vicini, che c’è esattamente il tempo che occorre ma non c’è tempo da perdere. Ci sono esattamente l’energia, i materiali, il denaro, l’elasticità ambientale e la virtù umana bastanti per portare a termine la rivoluzione verso un mondo migliore.
Quest’ultimo modello potrebbe essere sbagliato. Ma tutte le testimonianze che abbiamo potuto considerare, dai dati mondiali ai modelli globali per calcolatore, indicano che esso potrebbe essere corretto. Non vi è modo per assicurarsene, se non mettendolo alla prova»
Il cambiamento è inevitabile se vogliamo esistere ancora per molti decenni su questo pianeta in modo pacifico e sereno. Questo testo vuole proprio prendere in analisi il cambiamento da attuare e proporre la strada da prendere per realizzarlo.
Sappiamo già che gli scettici saranno tanti ma sappiamo anche che molte persone non si sentono a loro agio in questo sistema degenere. Vogliamo iniziare proprio da queste persone. Cambiare è sempre possibile poiché siamo noi a deciderlo. ( www.decrescita.com )
Scarica il libro in versione integrale:
Decrescita Felice e Rivoluzione Umana
Preambolo“Vedi le cose e dici: «Perché?», Ma io sogno cose che non sono mai esistite e dico: «Perché no?»”. G.B. Shaw
Inutile dire che oggi siamo di fronte a sfide epocali che potrebbero cambiare il destino dell’umanità per sempre. Siamo davanti a scelte importanti. Abbiamo la responsabilità e il dovere di scegliere nel modo che riteniamo più saggio e giusto, sempre che queste parole abbiano un significato per noi. Siamo in un momento cruciale, è evidente a tutti. La crisi economica mondiale recente è un campanello d’allarme prezioso e dovremmo cogliere il segnale immediatamente. La crisi ambientale, sociale, politica ed economica sono non a caso in sintonia tra loro. Tutte le sfere della nostra vita ne sono toccate. Tutto ci sta indicando un’unica direzione, quella del cambiamento.
Se non cambiamo, se continuiamo in questa direzione le nostre vite, la crisi sarà sempre più acuta e allarmante, dolorosa per un numero crescente di persone, fino a diventare tragedia. Questo processo lo conosciamo già, è quello che precede tutte le guerre, ma stavolta ha una scala globale e sarà forse irreversibile.
Stiamo letteralmente distruggendo il nostro pianeta, lo stiamo massacrando, stiamo andando a perturbare gli equilibri naturali, modificando armonie tra infiniti fattori che hanno impiegato milioni di anni per raggiungerle.
Contaminiamo i mari e gli oceani, bruciamo petrolio e gas senza sosta, estraiamo minerali in ogni dove, disboschiamo, creiamo pesticidi e prodotti chimici che ci intossicano, produciamo scorie radioattive dai poteri disastrosi ed eterni. Non abbiamo rispetto per gli animali, per le piante, per le persone, per le risorse idriche.
Produciamo, produciamo e produciamo. Consumiamo, consumiamo e consumiamo. Creiamo immense quantità di rifiuti, rifiuti su rifiuti. Montagne di rifiuti. Gettiamo tra i rifiuti tonnellate di cibo in surplus e nello stesso momento milioni di persone soffrono la fame e la malnutrizione. Sprechiamo acqua a volontà, tre docce al giorno, una lavatrice ogni due, un lavaggio della macchina ogni settimana, milioni di persone sono costrette a bere acque luride e a subirne gli effetti dannosi.
Sprechiamo energia senza ritegno, usiamo le auto, un’auto ogni due persone come minimo. Vogliamo accumulare oggetti: armadi stracolmi di vestiti, alcuni non ce li mettiamo mai e li buttiamo, decine e decine di scarpe, cambiamo cellulare ogni anno, computer ogni tre. Mangiamo il doppio o il triplo del nostro fabbisogno, i magri del Nord in realtà sono tutti in sovrappeso. Al supermercato kilometri di scaffali colorati e stracolmi, novantacinque tipi di yogurt, venti tipi di latte, trenta tipi di dentifricio, quarantacinque di detersivo. Siamo stracolmi pure noi stessi.
La pubblicità ci bombarda in continuazione, noi ci diciamo che non le diamo ascolto, che ci abbiamo fatto il callo. In realtà eseguiamo gli ordini correttamente e consumiamo, consumiamo e non poniamo limiti. Perché questo è il progresso e il progresso non ha limiti. Lo abbiamo sentito alla TV, che come sappiamo già, non sbaglia mai. Lavora, lavora, lavora, consuma, consuma, spreca, consuma, spreca: rifiuti e inquinamento, rifiuti e inquinamento.
Ci rendiamo conto che il nostro sistema economico è una grossa industria, il funzionamento di base è semplice: il ruolo principe lo detiene la pubblicità, la pubblicità crea (inventa) i bisogni, tu lavori da morire per poter soddisfare quei bisogni inventati e fai di tutto per non restare indietro, perché chi resta indietro esce dal gioco e diventa relitto di questa società, praticamente al pari 5 delle confezioni di plastica che getti nella spazzatura.
Il sistema crea bisogni, crea lavoro e consumatori che consumano e creano rifiuti e inquinamento che a sua volta creano altri bisogni e altro lavoro. Perciò alla fine dei conti il sistema produce rifiuti e inquinamento per permetterti di lavorare e soddisfare i tuoi bisogni fittizi, accettando come contropartita il danno all’ambiente che presto o tardi ricade anche sulla tua insignificante esistenza di consumatore fedele.
Effettivamente sembra che ci sia qualcosa che non quadra in un sistema del genere. Ma poi vedendo la tua nuova televisione al plasma, il tuo nuovo SUV imponente e il tuo cellulare palmare pensi proprio che ne sia valsa la pena e ti senti felice.
Il sistema mondiale odierno è un treno infuriato che sta viaggiando senza freni dritto verso un muro. Noi siamo viaggiatori di prima classe che pur sedendo in capo al treno e vedendo il limite fisico e reale sul nostro cammino, crediamo di poter continuare a viaggiare alla stessa velocità, senza usare freni e soprattutto senza cambiare binario. Come pensiamo di riuscire ad evitare il muro verso il quale ci stiamo dirigendo??
In “Oltre i limiti dello Sviluppo” del 1993, gli autori forniscono tre modelli alternativi di scelta per il nostro futuro. I primi due modelli porterebbero al collasso dell’intero sistema, mentre il terzo rappresenterebbe l’unica possibilità per evitare disastri e affrontare i problemi in modo costruttivo:
«Un terzo modello afferma che i limiti sono reali e vicini, che c’è esattamente il tempo che occorre ma non c’è tempo da perdere. Ci sono esattamente l’energia, i materiali, il denaro, l’elasticità ambientale e la virtù umana bastanti per portare a termine la rivoluzione verso un mondo migliore.
Quest’ultimo modello potrebbe essere sbagliato. Ma tutte le testimonianze che abbiamo potuto considerare, dai dati mondiali ai modelli globali per calcolatore, indicano che esso potrebbe essere corretto. Non vi è modo per assicurarsene, se non mettendolo alla prova»
Il cambiamento è inevitabile se vogliamo esistere ancora per molti decenni su questo pianeta in modo pacifico e sereno. Questo testo vuole proprio prendere in analisi il cambiamento da attuare e proporre la strada da prendere per realizzarlo.
Sappiamo già che gli scettici saranno tanti ma sappiamo anche che molte persone non si sentono a loro agio in questo sistema degenere. Vogliamo iniziare proprio da queste persone. Cambiare è sempre possibile poiché siamo noi a deciderlo. ( www.decrescita.com )
Scarica il libro in versione integrale:
http://www.decrescita.com/news/wp-content/uploads/downloads/2011/02/saggio_2010.pdf
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lunedì 23 maggio 2011
Spiaggia, sole...borsettine....
Meravigliosa giornata di sole al mare....ho innagurato la mia borsa che ho fatto ricuperando delle buste di plastica. Durante l'inverno ho passato tante ore a trasformare decine di buste in lunghissime strisce....poi in borse, borsette all'uncinetto. Ecco un piccolo assaggio....
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Riciclare...rivivere....rinascere....
Condivido un'iniziativa molto bella ed interessante...
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L’associazione bolognese Impronta Leggera, insieme alla Regione Emilia Romagna, ha creato il progetto “Green à Porter”: sostenibilità, coworking, master e produzioni a chilometro zero. Per far entrare i giovani stilisti nella green economy di Giuliano Di Caro
Non è poi così ingessato e tradizionalista, il mondo della moda italiana. Qualche spazio di manovra per idee alternative c’è. È il caso dell’associazione bolognese Impronta Leggera, che nel solco della green economy e insieme alla Regione Emilia Romagna ha creato il progetto “Green à Porter”: moda e sostenibilità, coworking, produzioni a chilometro zero. Insomma: unire i giovani talenti del territorio, per i quali mettere in piedi un’impresa è assai complicato, intorno a spazi condivisi e a una logica di rete nell’organizzazione degli eventi. Il risultato si è visto nelle prime sfilate dei capi realizzati in queste realtà, che si sono svolte prima al Teatro San Martino di Bologna e poi all’atelier Montevergini di Palermo, poiché il modello emiliano è pensato proprio per essere replicabile in altre regioni d’Italia.
Spin-off dell’avventura: la creazione di una scuola di Eco-Fashion. È l’idea a cui stanno lavorando una decina di donne emiliane che nella vita fanno mestieri assai diversi tra loro, dall’avvocatessa alla scrittrice, dall’impiegata statale alla dottoressa, ma accomunate dalla passione per gli abiti e l’ecologia. Si tratta di un vero e proprio master «rivolto ai giovani che hanno studiato moda e design». L’idea è coinvolgere, in qualità di insegnanti, stilisti che già lavorano nella direzione della moda sostenibile, da Silvia Pizzoli a Carmina Campus di Fendi.
Primo nel suo genere in Italia, «il progetto è ancora alle fasi iniziali e stiamo dialogando sia con la Regione che con alcuni marchi di moda già presenti sul mercato con linee ecologiche», spiega Arianna, una delle animatrici del progetto. «Al Teatro San Martino abbiamo incontrato delle giovani stiliste che hanno creato capi bellissimi con stock di tessuti destinati al macero. Riciclo e riuso: vogliamo intercettare la creatività dei giovani stilisti e la loro sensibilità eco e offrire loro non soltanto un corso di studi specifico, ma anche un evento annuale in cui mettere in scena le proprie creazioni. Una piattaforma/vetrina per rendere la vita più facile ai giovani che vivono, creano e lavorano nella precarietà». I tempi? «Il primo evento sarà a giugno e l'avvio del master, di un anno e a numero chiuso, avverrà entro il mese di ottobre».
Spin-off dell’avventura: la creazione di una scuola di Eco-Fashion. È l’idea a cui stanno lavorando una decina di donne emiliane che nella vita fanno mestieri assai diversi tra loro, dall’avvocatessa alla scrittrice, dall’impiegata statale alla dottoressa, ma accomunate dalla passione per gli abiti e l’ecologia. Si tratta di un vero e proprio master «rivolto ai giovani che hanno studiato moda e design». L’idea è coinvolgere, in qualità di insegnanti, stilisti che già lavorano nella direzione della moda sostenibile, da Silvia Pizzoli a Carmina Campus di Fendi.
Primo nel suo genere in Italia, «il progetto è ancora alle fasi iniziali e stiamo dialogando sia con la Regione che con alcuni marchi di moda già presenti sul mercato con linee ecologiche», spiega Arianna, una delle animatrici del progetto. «Al Teatro San Martino abbiamo incontrato delle giovani stiliste che hanno creato capi bellissimi con stock di tessuti destinati al macero. Riciclo e riuso: vogliamo intercettare la creatività dei giovani stilisti e la loro sensibilità eco e offrire loro non soltanto un corso di studi specifico, ma anche un evento annuale in cui mettere in scena le proprie creazioni. Una piattaforma/vetrina per rendere la vita più facile ai giovani che vivono, creano e lavorano nella precarietà». I tempi? «Il primo evento sarà a giugno e l'avvio del master, di un anno e a numero chiuso, avverrà entro il mese di ottobre».
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